MESSINA – Molte persone probabilmente non sanno che ieri si è tenuta nel porto di Messina la cerimonia di inaugurazione della nuova nave traghetto Iginia di RFI: ci sarebbe piaciuto moltissimo riportare su queste pagine le immagini più salienti della cerimonia, insieme alle dichiarazioni dei vertici dell’azienda e del governo italiano presenti alla cerimonia, per potere illustrare con l’occasione i progetti e i programmi futuri che coinvolgeranno l’area dello Stretto di Messina, sia relativi alla mobilità locale che a quella ferroviaria per la lunga percorrenza.
Ebbene, ci si sarebbe aspettato per un’occasione così bella e storica il massimo coinvolgimento di tutte le testate giornalistiche nazionali insieme alle associazioni (tra cui la nostra che da circa 20 anni a vario titolo collabora con il gruppo FSI) del territorio e della popolazione: purtroppo ci duole constatare che si è preferita la presenza elitaria ed esclusiva delle sole autorità governative e dei politici, insieme ad una ristretta presenza della stampa, limitando al massimo la (fastidiosa?) partecipazione di qualunque altro soggetto civile.
Anche questa volta si è persa una preziosa occasione: la cerimonia di ieri avrebbe potuto essere l’occasione per rinsaldare un legame con la popolazione che vive sullo Stretto di Messina e anche con tutte quelle autorità civili e religiose di Sicilia e Calabria che durante la sua costruzione avevano sostenuto la richiesta avanzata dalla nostra Associazione di chiamare il nuovo traghetto San Francesco di Paola piuttosto che Iginia; invece ancora una volta proprio quei territori in cui il vettore opera dal 1905 (il servizio viene espletato dal 1896) sono stati tenuti inspiegabilmente lontani, impedendo di vivere l’emozione di uno dei momenti più importati della vita di una nave.
Persino in certi tempi bui e lontani, che non rimpiangiamo affatto, l’inaugurazione di un nuovo mezzo navale sarebbe stata comunque un’occasione di genuina festa che avrebbe coinvolto la popolazione (chi è avvezzo a consultare gli archivi cinematografici dell’Istituto Luce avrà già capito a cosa alludiamo), sebbene la cerimonia sarebbe stata sfruttata a fini propagandistici: l’inaugurazione di ieri invece sarebbe stata una bella e democratica occasione di svolgere una più piacevole e utile promozione dell’immagine istituzionale e presentazione del nuovo servizio al cittadino, su una nave traghetto acquistata con fondi pubblici per un servizio pubblico. Anche stavolta, una bella occasione sprecata.
Ancora una volta ci tocca assistere con rammarico ad una separazione tra il vettore di trasporto e la gente che vive nell’area dello Stretto di Messina, che non è un semplice legame di servizio alla clientela, ma un legame storico su un servizio, quale quello della navigazione, vissuto da tutta la popolazione con i suoi circa 15.000 pendolari che ogni giorno solcano le acque tra Sicilia e Calabria, oltre ovviamente ai viaggiatori sui treni nazionali traghettati sulle navi ferroviarie.
Durante la cerimonia svolta dalle Ferrovie dello Stato Italiane, che sono dunque tra gli armatori più longevi d’Italia, si è assistito alla esposizione di simboli e cimeli appartenenti ad altre unità navali, proprio per sottolineare il legame delle ferrovie con la tradizione marinara dello Stretto di Messina: come negare che le Ferrovie, col loro servizio di traghettamento, siano una parte della storia navale? Ma ci si consenta di fare notare che se poi questo legame viene smentito coi fatti dal non coinvolgere gli uomini e le donne che ogni giorno vivono, lavorano e viaggiano sullo Stretto, allora tutto ciò rimane lettera morta, priva di valore, e quegli stessi cimeli esposti (come altri fatti tutelare dalla nostra Associazione) diventano dei reperti vuoti di significato: una cerimonia vacua, da soli addetti ai lavori.
In anteprima la nuova Iginia al Molo Colapesce del porto peloritano
Messina, 07 marzo 2022 | Foto, Giovanni Russo
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