MESSINA – In relazione all’articolo pubblicato su La Sicilia (ed. Messina) in data 04/04/2018 appare doveroso rappresentare alcune precisazioni, ispirate al rispetto della verità e non certo alla volontà di alimentare sterili polemiche.
Nell’articolo dal titolo “FS: Sono necessari oltre 36 Milioni per la riapertura”, in particolare, vengono riportate una serie di dichiarazioni del Corrispondente Territoriale Media di Rete Ferroviaria Italiana per le regioni Campania, Calabria e Sicilia, Renato Granato, riguardo i costi per il ripristino della ferrovia Alcantara-Randazzo; per l’esattezza, tali costi vengono stimati in “una somma di oltre 36 milioni di euro”. Una stima che rappresenta, quindi, un “plafond” minimo dell’onere finanziario necessario: non potrebbe essere diversamente, dal momento che, come lo stesso Renato Granato ha tenuto a precisare, non esiste ad oggi “un adeguato approfondimento progettuale”.
Ciò significa che non esistono i rilievi, gli studi e le indagini, obbligatorie ai sensi del Codice degli Appalti Pubblici, atti ad accertare le condizioni di agibilità e quantificare l’onere per la messa in esercizio di tutte le opere d’arte: ponti, gallerie, sovrapassi, sottopassi. Opere che, sulla linea Alcantara-Randazzo, non mancano di certo: per avere un’idea, i 37 km di linea comprendono ben 10 viadotti, per una lunghezza complessiva di 1224 ml., e 6 gallerie, lunghe in totale 2290 ml.
La stima, ancorché approssimativa, non ci sorprende affatto: il 10/03/2017 nella conferenza che abbiamo organizzato a Giardini Naxos su questa infrastruttura (vedi articolo del 14/03/2017), fra gli autorevoli convenuti il Direttore Territoriale Produzione Sicilia di Rete Ferroviaria Italiana, Carmelo Rogolino, durante il dibatto fece presente che per il ripristino del solo tratto di linea tra Alcantara-Gole Alcantara (circa 12 km sui 37 complessivi, ovvero meno di 1/3 del totale…) erano stati stimati circa 40 milioni di euro.
Quest’ultima cifra non contrasta di certo con le dichiarazioni di Renato Granato, atte a quantificare un limite “minimo” alla stima stessa per l’intera tratta. Possiamo persino ipotizzare, per la vicinanza delle cifre espresse, che il responsabile CTM di RFI si riferisse proprio alla tratta citata in precedenza dal Direttore; ma ciò non cambia la sostanza del discorso.
Aggiungiamo che nella stessa sede, l’Associazione Ferrovie Siciliane, supportata dai propri tecnici, ha aggiunto che una stima realistica per il ripristino dell’intera tratta avrebbe con tutta probabilità raggiunto il doppio di tale importo, più verosimilmente circa 100 milioni di euro; una somma sulla quale lo stesso Direttore concordò. Anche in questo caso, comunque, non vi è alcun contrasto con le affermazioni contenute nell’articolo de La Sicilia.
Altra doverosa precisazione: tutte le stime sopra citate, ovviamente, sono da rivedere (e non certo al ribasso), proprio per le motivazioni sopra accennate, in considerazione dell’alto numero di opere d’arte presenti lungo la linea. A proposito delle quali, è opportuno spogliarsi di tutti i facili entusiasmi ed essere estremamente franchi: neanche il più sprovveduto dei responsabili di linea si sognerà ma di emettere una certificazione di agibilità all’esercizio delle stesse se non dovesse accertarsi l’assenza di qualsiasi problema alle loro condizioni di stabilità strutturali. Evento estremamente improbabile, dopo 24 anni di non utilizzo.
Quanto sopra vale, naturalmente, per qualsiasi mezzo si trovi a percorrere la linea ferroviaria, che sia “storico” o meno. Nessuna norma di Legge, fortunatamente, deroga ancora ai requisiti minimi di sicurezza nei trasporti, né tanto meno li condiziona allo scopo del viaggio.
Quanto sopra descritto serve a ripristinare un minimo di realismo rispetto non certo alle recenti dichiarazioni arrivate da RFI, ma di chi come l’Associazione Ferrovia Valle Alcantara che le ha interpretate a proprio uso e consumo. Lasciandosi andare, ancora una volta, ad ingiustificate conclusioni entusiastiche sulla riapertura della linea e persino sui meriti di chi l’avrebbe resa possibile, cosi come dichiarato sui propri canali web, nonché su La Sicilia in data 06/04/2018 nell’articolo dal titolo “Puntiamo alla sensibilizzazione per il riutilizzo della tratta ferrata“.
Entusiasmi che, prescindendo dai meriti, saremmo felici di condividere. Peccato che, per quanto sopra rammentato, siano del tutto infondati.
Roberto Palermo[spacer height=”20px”]
Nella foto un ponte della ferrovia Alcantara – Randazzo
Motta Camastra, 14 maggio 2016 | Foto, Giovanni Russo
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