CASTELVETRANO – Era l’estate del 1980 quando per la prima volta ebbi modo di visitare la stazione e il Deposito Locomotive di Castelvetrano. Quel giorno arrivai da Palermo con un treno composto da materiale ordinario. Il piazzale ferroviario era animato, specie quello dello Scartamento Ridotto, con numerosi operatori impegnati nel caricare e scaricare ogni tipo di materiale dai numerosi carri merci. Poco distante alcune automotrici RALn60, con le piccole locomotive R302 che manovravano in deposito.
Quel giorno ad attendermi vi era un caro amico, compagno alle scuole superiori, e suo padre, maestro di scuola. Rimasi ad osservare quel piazzale sino a quando mi fu fatto segno che dovevamo andare, ci spostammo in auto, verso la frazione di Triscina. Fu una bella vacanza quella, perché oltre a poter vedere questi rotabili, nei giorni a seguire andai a visitare i resti della città greca di Selinunte.
A Castelvetrano tornai nel settembre del 1998, il confronto con la prima visita fu amaro. La sensazione iniziale che mi colpì fu il silenzio, e quel grande deposito mostrava i segni marcati della sua decadenza, della desolazione che quotidianamente vi regnava, anche se nei piazzali erano tanti i carri merci presenti, specie quelli della Scartamento Ordinario.
Più mi addentravo e più emergeva l’abbandono di questo luogo che fino a qualche anno prima era pieno di vita, e di come la natura lentamente si stava riappropriando degli spazi. La vegetazione era cresciuta fino a coprire parte del pietrisco, tanto fitta che aveva attecchito anche sul piano di carico dei carri, materiale disseminato dappertutto, e in qualche edificio anche il tetto caduto.
Quello che impressionava era il numero dei rotabili distribuiti lungo i binari dello scartamento ridotto, tutti scoloriti dal tempo, dal sole cocente della Sicilia, aggrediti dalla ruggine, con le parti lignee distrutte, e con una scritta che campeggiava sulle loro fiancate: D.PA 11/10/1994.
Cercavo le locomotive, e tra le prime notai la R302 023 in testa ad un gruppo di carri coperti, ancora in discrete condizioni estetiche, attestati vicino il capannone dell’officina. Poco distante comparivano le carcasse delle locomotive R302 028 e R302 033. Sembravano smontate, depredate di molte parti, con le cabine in disordine. prive di molti congegni. Il rodiggio era ancora completo, e anche le scritte sebbene sbiadite, identificavano chiaramente il numero di servizio delle macchine.
L’impressione che ebbi fu quella di trovarmi in un cimitero ferroviario, tra i relitti di qualcosa dimenticata, prossimi ad essere demoliti, cosa che purtroppo avvenne pochi anni dopo, e quel contesto poco si sposava con le mie intenzioni originarie: al tempo mi recai al Deposito Locomotive di Castelvetrano per capire se vi erano le condizioni per tutelare qualche rotabile per quello che da li a poco sarebbe stato il museo ferroviario di Roccapalumba. Purtroppo la fiamma ossidrica fu più celere delle mie migliori intenzioni.
Di quella visita a Castelvetrano rimangono queste mie immagini, una piccola e umile testimonianza che racconta uno degli ultimi capitoli di un pezzo di storia ferroviaria della nostra Sicilia che risaliva ai primi anni del 900’.
Giorgio Mistretta[spacer height=”20px”]
Nella foto i resti di una locomotiva FS R302. In galleria altri rotabili a Scartamento Ridotto
Castelvetrano, settembre 1998 | Foto, Giorgio Mistretta
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